Nel XVIII secolo, in Inghilterra, si sviluppò una prassi incredibile e inquietante: la vendita delle mogli. Questo fenomeno, spesso associato al concetto di “divorzio dei poveri”, rifletteva le difficoltà economiche e sociali dell’epoca, in particolare per le classi meno abbienti.
Durante questo periodo, si stima che circa 300 donne furono messe in vendita, poiché la separazione legale era accessibile solo a chi poteva permettersi le ingenti spese burocratiche e legali. Il primo divorzio ufficiale fu registrato nel 1857, ma prima di questa data, le opzioni per gli uomini che desideravano separarsi dalle proprie mogli erano limitate. Le procedure legali richiedevano un intervento del Parlamento e potevano costare cifre astronomiche, equivalenti a migliaia di sterline attuali.
In mancanza di alternative economiche, alcuni uomini decisero di “vendere” le proprie mogli, portandole al mercato come se fossero oggetti. Questo atto, che si svolgeva in modo piuttosto pubblico, prevedeva che la donna venisse condotta dal marito all’asta e registrata come un bene da vendere, spesso con una corda al collo. Nonostante la sua natura disumanizzante, molti di questi episodi erano consentiti dalla società, anche se tecnicamente considerati illegali.
È interessante notare che molte donne che si ritrovavano in queste situazioni lo facevano di propria volontà, avendo la possibilità di rifiutare potenziali acquirenti. Le vendite venivano persino annunciate sui giornali locali, permettendo a chi fosse interessato di partecipare all’asta.
Uno dei primi casi documentati è quello di Samuel Whitehouse, che nel 1733 vendette sua moglie, Mary, per una sterlina a Thomas Griffiths. Questo fenomeno raggiunse il suo apice tra il 1820 e il 1830, ma una volta che il divorzio divenne più accessibile, la pratica della vendita delle mogli iniziò a scomparire. Curiosamente, l’ultima vendita registrata avvenne nel 1913, segnando la fine di un’epoca caratterizzata da consuetudini tanto singolari quanto inquietanti.
La vendita delle mogli rappresenta una curiosa pagina della storia inglese, rivelando le ingiustizie e le difficoltà economiche di un periodo in cui le donne erano ancora considerate beni piuttosto che individui con diritti propri.