Vent’anni fa moriva Alberto Castagna: il successo, la malattia e un addio che commuove ancora

La vita di Alberto Castagna si potrebbe raccontare come un susseguirsi di successi, soldi, cadute, difficili ripartenze e, infine, una morte beffarda. Il 1° marzo di vent’anni fa, infatti, l’Italia si fermò, distratta dalle luci di Sanremo, quando la triste notizia della sua morte si diffuse lentamente, dato che all’epoca non esistevano smartphone né social media. Durante la serata di apertura del cinquantacinquesimo Festival della Canzone Italiana, condotto da Paolo Bonolis, il Paese assistette senza sospetti all’esibizione di Paolo Carta e alla discesa delle scale di Antonella Clerici, ignorando che, pochi minuti dopo, Bonolis avrebbe interrotto la festa per annunciare la morte del conduttore.

Alberto Castagna, nato nel 1945, comincia la sua carriera come giornalista al Tg2, ma è solo quando approda a “Mattina 2” e successivamente a “I Fatti Vostri” che acquisisce popolarità. Il vero trampolino di lancio arriva nel 1994, con l’ingresso a Mediaset e il lancio del programma che lo renderà celebre: “Stranamore”. Con il suo stile inconfondibile, il pulmino che girava l’Italia e la sigla “All you need is love” dei Beatles, Castagna raggiunge ascolti altissimi e diventa un volto amato dal pubblico.

Nel 1998, però, la sua vita subisce un brusco arresto: un doppio aneurisma all’aorta lo costringe a subire interventi chirurgici complessi e a restare ricoverato per mesi. Mediaset congela la sua trasmissione, ma nel 2001 Alberto ritorna, in uno degli eventi televisivi più emozionanti della storia recente della tv italiana. L’accoglienza del pubblico è calorosa, e a dargli il bentornato ci sono molti dei volti più noti della tv. Non trattiene le lacrime, ma con forza e ironia dice: “Oggi torno in sella”. Ma la sua voce e il suo corpo non sono più quelli di una volta.

Nonostante il trionfo del ritorno, “Stranamore” non riesce più a mantenere lo stesso successo. Dopo tre anni, il programma è superato da altri format più freschi, come “C’è posta per te” di Maria De Filippi. I tentativi di rinnovarsi con nuovi progetti, come “Cosa non farei”, finiscono male, e Alberto Castagna vede il suo lavoro cadere nell’oblio. Il programma viene trasferito su Rete 4, ma la discesa è ormai irreversibile.

Il 1° marzo del 2005, mentre l’Italia era concentrata sulle luci di Sanremo, Alberto Castagna muore in casa sua a Roma, colpito da un’emorragia interna. Il suo addio, improvviso e tragico, giunge come un’ombra sulla celebrazione della musica. La sua morte è un colpo doloroso per chi l’ha seguito in televisione, anche per coloro che non erano suoi grandi fan, ma che avevano imparato a stimare il suo coraggio, il suo entusiasmo e la sua capacità di rialzarsi dopo le difficoltà.

Alberto Castagna se ne va così, in un momento di grande distrazione collettiva, tradito dalla speranza che il peggio fosse passato. La sua carriera, le sue battaglie, la sua voglia di riprendersi, rimangono nel cuore di chi lo ha amato, ma anche di chi, senza saperlo, si è trovato a provare sincero affetto per lui, il “dottor Stranamore”.

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