L’amica geniale: la quarta stagione tra fragilità e tempo che sfugge

ADN24

La quarta stagione de L’Amica Geniale segna un ulteriore passo nell’evoluzione della storia di Lenù e Lila, due protagoniste ormai inserite in un contesto storico e sociale che non è più solo lo sfondo delle loro vicende, ma diventa una parte fondamentale del loro essere. In un mondo segnato da terremoti, attentati e tumulti storici, la crescita di Elena Greco (interpretata da Alba Rohrwacher) si intreccia con il mutare delle condizioni sociali e politiche dell’Italia. La regia di Laura Bispuri si fa testimone di questo cambiamento, dando una nuova visione ai personaggi, in particolare a Lenù, che sembra sempre più persa in un percorso di autodistruzione, condizionata da un amore che la lega in modo morboso a Nino.

La stagione si distingue per un uso del linguaggio visivo che, in alcuni casi, diventa asfissiante. La cinepresa di Bispuri segue in modo quasi ossessivo i corpi dei protagonisti, portando lo spettatore a immergersi nel loro mondo di conflitti interiori e separazioni dolorose. La solitudine di Elena è rappresentata attraverso inquadrature ristrette che la rendono una figura alienata, isolata anche quando fisicamente circondata. Questo riflette il suo crescente distacco dal mondo che una volta le era familiare, una sensazione accentuata dalla presenza della figura di Lila (interpretata da Irene Maiorino), la quale riporta la sua visione a un livello più ampio, dove l’intreccio di queste due vite non può essere separato.

Tuttavia, è la mente di Lenù il vero centro della storia. La sua complessità psicologica è il cuore pulsante della narrazione. Alba Rohrwacher riesce a dare voce e corpo a un personaggio che, nonostante i dubbi e le insicurezze, è una forza trainante dell’intero racconto. In questa stagione, la voce fuori campo di Elena diventa ancora più intensa, come se il suo pensiero fosse la forza che guida la macchina da presa stessa. Il suo cammino è tormentato da una continua ricerca di sé, dalla paura di non essere all’altezza e dall’incapacità di liberarsi da un amore che la schiaccia. La sua performance è in grado di cogliere tutte le sfumature di una donna in bilico tra il passato e un futuro incerto, con una fragilità che, purtroppo, sembra anche il punto di partenza per la sua crescita.

Il montaggio della stagione sembra correre velocemente, come se fosse sempre un passo avanti rispetto ai personaggi. Le ellissi temporali, che si susseguono con rapidità, impediscono allo spettatore di assaporare appieno ogni momento, lasciando un senso di incompletezza. Le scene sembrano comprimere il tempo, dando l’impressione di un racconto che non ha il tempo di svilupparsi, ma è in continua evoluzione, come il pensiero stesso di Elena, che corre veloce senza mai fermarsi. La struttura del racconto non permette mai una pausa, costringendo il pubblico a inseguire l’andamento della storia senza il piacere della riflessione.

La regia di Bispuri, seppur impeccabile nel cogliere le emozioni e i conflitti interiori dei personaggi, non riesce a conferire un’impronta distintiva alla serie. A differenza dei suoi predecessori, come Saverio Costanzo o Alice Rohrwacher, la sua visione appare più subordinata al testo originale di Elena Ferrante, senza riuscire a portare una propria lettura autoriale. La macchina da presa diventa un osservatore passivo, che non si inserisce mai completamente nella vita dei personaggi, ma si limita a seguirli da una distanza di sicurezza.

Nonostante ciò, la magia de L’Amica Geniale riesce ancora una volta a incantare. La colonna sonora di Max Richter, con la sua intensità emotiva, ha il potere di immergere lo spettatore in un mondo che, pur essendo lontano, appare incredibilmente reale. La forza delle parole di Ferrante, la sensibilità degli interpreti e il legame profondo con la realtà del rione rendono questa quarta stagione una continuazione che, pur con i suoi limiti, non smette di affascinare e di lasciare un’impronta indelebile nel cuore di chi la guarda.