L’intelligenza artificiale (IA) continua a suscitare discussioni vivaci sul suo impatto nella società contemporanea. Nel suo recente libro, Dennis Yi Tenen, docente di letteratura alla Columbia University, invita a riflettere su un aspetto fondamentale: l’intelligenza non risiede nelle macchine, ma nell’esperienza umana. Tenen ricollega le sue osservazioni a una tradizione storica che mette in discussione l’efficacia delle tecnologie che imitano la conoscenza senza trasmettere comprensione.
Secondo Tenen, l’IA non può sostituire l’esperienza umana. La sua natura complessa e sociale deve essere considerata nel contesto delle diverse culture e dei mutamenti sociali in atto. Le tecnologie, compresa l’IA generativa, sono strumenti creati dalla collettività e non possiedono una soggettività propria. La vera intelligenza emerge dall’interazione umana, dalla capacità di problem solving e dalla creatività, non dall’imitazione meccanica di processi conoscitivi.
Un aspetto cruciale che Tenen sottolinea è la necessità di prepararsi ai cambiamenti che l’IA porterà nel mondo del lavoro. Mentre alcune mansioni rischiano di perdere valore a causa dell’automazione, altre, che richiedono pensiero critico e contestualizzazione, guadagneranno importanza. Questo cambiamento richiede una ristrutturazione del sistema educativo, in cui ingegneria e scienze umane possano convergere per affrontare sfide complesse e per garantire che l’IA sia sviluppata e utilizzata in modo etico e responsabile.
Inoltre, Tenen evidenzia come la conoscenza debba essere vista come un bene comune. La narrazione prevalente tende a creare un clima di ansia, suggerendo che l’IA porterà a una perdita delle prerogative umane e a un dominio da parte di poche grandi aziende. Tuttavia, riconoscere l’IA come prodotto di una lunga storia collettiva e umana può favorire un approccio più inclusivo e critico.
L’intelligenza artificiale non è una panacea, né una minaccia ineluttabile; è un elemento della nostra evoluzione, la cui comprensione e gestione dipendono dalle scelte che faremo come società. Riconoscere che l’intelligenza è una prerogativa umana, e non una mera funzione delle macchine, è essenziale per affrontare il futuro con consapevolezza e responsabilità.