L’espressione “ma questa è una bufala!” è diventata parte integrante del linguaggio quotidiano, specialmente nel contesto delle notizie false e delle informazioni ingannevoli. Ma da dove deriva realmente questa frase e quale significato ha assunto nel tempo?
Le radici di questo modo di dire affondano nell’antica Roma, dove si era diffusa una pratica disonesta tra alcuni macellai. Questi venditori, per guadagnare di più, erano soliti spacciare carne di bufalo come se fosse carne di manzo o maiale, molto più costosa. Quando i clienti, ignari della truffa, si rendevano conto di essere stati ingannati, esprimevano la loro indignazione con l’esclamazione: “Ma questa è una bufala!”.
Con il passare del tempo, l’espressione è entrata nel linguaggio romanesco, evolvendosi in frasi come “Arifilà ‘na bufola”, che significa rifilare a qualcuno una fregatura. Questo uso popolare ha contribuito a consolidare il legame tra il termine “bufala” e l’idea di inganno o frode.
Nel corso degli anni, il significato di “bufala” si è ampliato per includere notizie o affermazioni che risultano false o esagerate. Oggi, quando qualcuno si riferisce a una notizia come a una “bufala”, sta sottolineando la sua natura ingannevole, richiamando così l’attenzione sull’importanza di verificare le fonti e di essere critici nei confronti delle informazioni che circolano.
In un’epoca in cui le fake news sono sempre più diffuse, riscoprire le origini di frasi come “ma questa è una bufala!” ci aiuta a comprendere come il linguaggio si evolva in risposta a pratiche sociali e comportamenti disonesti, rendendo la lotta contro la disinformazione un compito sempre attuale.