Negli ultimi anni, il patrimonio musicale di Elvis Presley ha ricevuto una nuova vita grazie all’impegno di Ernst Jorgensen, che ha dedicato gran parte della sua carriera alla gestione del catalogo dell’icona del rock. A partire dalla fine degli anni ’80, quando ha sollevato interrogativi sulla gestione delle opere di Presley, Jorgensen ha lavorato a diverse ristampe, culminando nel recente cofanetto “Memphis”, rilasciato nel 2024.
Con l’evoluzione della tecnologia audio, Jorgensen si è rivolto all’intelligenza artificiale per migliorare le registrazioni storiche degli anni ’50 di Presley, in particolare quelle realizzate ai Sun Studios. Grazie alla tecnologia di demixing, che separa gli strumenti da tracce mono, Jorgensen è entusiasta delle possibilità che questa offre per rielaborare i brani classici, permettendo di scoprire nuove sfumature nei pezzi che hanno segnato la storia della musica.
Tuttavia, il viaggio per recuperare e digitalizzare il patrimonio di Presley non è stato privo di ostacoli. Molti master originali mancano all’appello, e in alcuni casi, registrazioni storiche sono andate perse a causa di decisioni aziendali discutibili. Nonostante queste difficoltà, il recente lavoro di remixaggio ha dato nuova vita a canzoni iconiche come “In the Ghetto” e “Suspicious Minds”, restituendo ai fan un suono più autentico e ricco, come se gli ascoltatori fossero nella stanza durante le registrazioni.
Il cofanetto “Memphis” non ha utilizzato l’AI, ma è stato realizzato con un approccio analogico, permettendo di catturare la vera essenza del suono di Presley. Il produttore Matt Ross-Spang ha lavorato con tecnologie tradizionali per evidenziare la voce e l’interpretazione di Elvis, dimostrando che, anche negli ultimi anni della sua vita, il re del rock rimaneva un artista straordinariamente focalizzato e motivato. Con la continua scoperta di materiale e l’innovazione tecnologica, il legame tra Elvis Presley e i suoi fan si rinforza, permettendo di apprezzare il suo genio musicale in modi sempre nuovi.