Un importante pezzo di storia ha riemerso dalle acque di Nagasaki: un’ancora appartenente a una nave mongola affondata nel 1283 durante un tentativo di invasione del Giappone. Questo ritrovamento, avvenuto dopo 741 anni, rappresenta un evento significativo nel campo dell’archeologia marittima, poiché è il primo recupero pianificato di un oggetto di tale importanza storica.
L’ancora è stata scoperta a circa 20 metri di profondità, a 150 metri dalla costa dell’isola di Takashima, utilizzando tecnologie moderne che hanno facilitato il suo recupero. L’operazione ha coinvolto l’uso di palloni galleggianti per sollevare l’ancora, composta da una struttura di legno e pietra. Il primo pezzo, realizzato in legno, è stato portato in superficie il 1° ottobre, mentre la parte in pietra, che misura 230 centimetri, è stata recuperata il giorno successivo. Da allora, l’ancora è esposta al pubblico.
Caratterizzata da una forma a “V” e lunga quasi 175 centimetri, l’ancora pesa circa 200 chilogrammi. Per preservare il legno e garantire che non si deformi, gli esperti hanno optato per una vasca d’acqua arricchita con trealosio, un tipo di zucchero che protegge la struttura del legno.
A differenza di altre ancore trovate in precedenti scavi, questa presenta caratteristiche costruttive uniche, sollevando interrogativi sulle tecniche di costruzione navale utilizzate dai Mongoli. Gli archeologi sono entusiasti delle potenzialità di questo ritrovamento per approfondire la comprensione delle strategie e delle pratiche della flotta mongola, contribuendo a ricostruire la storia dei tentativi di invasione giapponesi da parte dell’Impero Mongolo.