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“Disease” di Lady Gaga: un omaggio al cult “The Rocky Horror Picture Show

Lady Gaga torna sulla scena con “Disease”, un singolo che ha già catturato l’attenzione per il suo stile audace e il suo richiamo all’immaginario di uno dei cult più amati di sempre: The Rocky Horror Picture Show. La nuova canzone della popstar si ispira visibilmente all’atmosfera eccentrica e surreale del celebre musical e film, celebrato per il suo mix irresistibile di commedia, horror e fantascienza, ma soprattutto per il suo spirito volutamente kitsch e provocatorio. Proprio come il personaggio di Frank-N-Furter, iconicamente interpretato da Tim Curry, Gaga trasporta l’ascoltatore in un mondo ambiguo, ipnotico e “trash” – in senso artistico – dove tutto è lecito.

“The Rocky Horror Picture Show” è stato, fin dalla sua uscita, una provocazione culturale, e Lady Gaga, che da sempre gioca con i confini dell’estetica, sembra sposarne la filosofia in “Disease”. Se Richard O’Brien aveva definito la sua creazione come un “trash fatto con cura e con amore”, Gaga si appropria di questa estetica giocando con l’esagerazione e l’ambiguità che il trash può offrire quando viene elevato a una forma d’arte. La canzone, con il suo sound oscuro e intrigante, riecheggia proprio quell’approccio dissacrante e sopra le righe che ha fatto di Rocky Horror una pietra miliare, ma lo rivisita con un tocco contemporaneo e tipicamente “gaghiano”.

In “Disease”, Lady Gaga sembra vestire i panni di una scienziata moderna che sperimenta con identità, sessualità e follia, proprio come Frank-N-Furter nel film del 1975. Il personaggio di Curry, con il suo carisma ambiguo e la capacità di sedurre e sconvolgere, ha rivoluzionato l’immagine del “cattivo” e dell’antieroe nella cultura popolare. Gaga ne raccoglie l’eredità creando un personaggio altrettanto enigmatico, giocando con elementi di trasgressione e seduzione che, però, non risultano mai fini a sé stessi. Dietro alla teatralità di “Disease” c’è infatti una riflessione su tematiche profonde come la libertà individuale e l’accettazione della propria identità.

Anche dal punto di vista visivo, “Disease” richiama l’iconico immaginario di The Rocky Horror Picture Show, con un’estetica che flirta con il gotico e il kitsch, rendendo omaggio a un universo in cui l’eccesso è regola. È un tributo al fascino dell’eccentricità e alla bellezza dell’imperfezione. La produzione del brano, infatti, è studiata per ricreare un’atmosfera vintage e un po’ “malata” che ricorda quella del Rocky Horror, ma con un’energia moderna che rende il tutto familiare e allo stesso tempo innovativo.

“Disease” è l’ennesima dimostrazione della capacità di Lady Gaga di reinterpretare riferimenti culturali iconici attraverso la propria visione artistica. Non è solo un omaggio a un film culto, ma un invito a riflettere sull’importanza di abbracciare il lato eccentrico e libero della propria identità. Così come The Rocky Horror Picture Show ha sfidato le norme sociali degli anni Settanta, “Disease” sembra voler scuotere l’ascoltatore contemporaneo, ricordandogli che l’unicità e il coraggio di essere sé stessi sono qualità che meritano di essere celebrate, anche – e soprattutto – con un pizzico di “magnifico trash”.

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