Settimio Severo, uno degli imperatori più influenti della storia di Roma, è noto per molte riforme e per la sua decisa politica militare. Tuttavia, un episodio curioso e significativo del suo regno fu la decisione di vietare i giochi gladiatori femminili, una scelta dettata da motivazioni particolarmente insolite per l’epoca.
Nato in un contesto di austerità e rigore, Severo nutriva un profondo rispetto per le tradizioni romane. Malgrado fosse impegnato in campagne militari e in lotte politiche per il controllo dell’Impero, non trascurava l’importanza delle norme sociali. Una delle sue decisioni più straordinarie fu quella di proibire la partecipazione delle donne nei combattimenti gladiatori, un evento che fino ad allora faceva parte della cultura dell’intrattenimento romano.
Le gladiatrici, spesso appartenenti a famiglie ricche e nobili, combattevano non per uccidersi, ma per dimostrare le loro abilità marziali. Tuttavia, le competizioni femminili, benché meno cruente di quelle maschili, scatenavano spesso reazioni eccessive tra il pubblico, con abusi verbali e insulti rivolti alle partecipanti. Settimio Severo, notando la crescente mancanza di rispetto verso le donne durante questi eventi, decise di intervenire.
Preoccupato che tali manifestazioni potessero contribuire a una più ampia erosione del rispetto per le donne romane, Severo vietò ogni forma di partecipazione femminile nei giochi. Questo non solo per proteggere le gladiatrici dagli abusi del pubblico, ma anche per promuovere un ideale di dignità femminile che fosse condiviso in tutto l’Impero.
La sua decisione, sebbene impopolare tra una parte del pubblico romano, segnò una svolta nella storia dei giochi gladiatori.