“Per me The Room Next Door è come cominciare una nuova era: fare un film in inglese per me è come fare un film di fantascienza. Le protagoniste sono donne di New York ma appartengono a una condizione sociale che conosco, sono stato davvero felice perchè pensavo che avrei avuto più problemi con la lingua non lo è stato: Julianne Moore e Tilda Swinton hanno capito esattamente il tono con cui volevo raccontare questa storia. Contenimento e commozione, ma senza melodramma: vedere assieme Julianne e Tilda alla Mostra ci rende fortunati”. Così il regista Pedro Almodovar oggi alla conferenza stampa del film The Room Next Door, presentato in Concorso alla Mostra del cinema di Venezia, interpretato da Julianne Moore e Tilda Swinton e incentrato sul tema dell’eutanasia. “E’ difficile parlare della morte. Sono nato nella regione de La Mancia dove c’è un grande cultura sulla morte: ed è una cultura più femminile che maschile. Mi sento più vicino al personaggio di Julianne, perchè io non comprendo la morte anche se è dappertutto, basta guardare i telegiornali e le notizie”.
Almodovar ha aggiunto che “è anche un film sull’empatia e sull’amicizia profonda, sulla capacità di aiutare qualcuno. Il film è una risposta ai discorsi d’odio che ci sono in Spagna e in tutto il mondo. Tutti abbiamo grandi problemi con l’immigrazione e anche se nel film parliamo di qualcos’altro vorrei mandare un messaggio: vorrei parlare dei bambini privi di aiuto che lottano per arrivare nei nostri confini. Il governo manda la marina affinchè gli impedisca di entrare, è un delirio, è stupido ed è ingiusto. Dobbiamo fare tutti qualcosa in un mondo così complesso, e questo film parla di una donna agonizzante in un mondo agonizzante. Ognuno di noi deve combattere contro il negazionismo, contro chi nega il cambiamento climatico, e ciascuno deve avere il coraggio di farlo a casa, nel lavoro, per la strada. Il nostro pianeta è in pericolo ma possiamo entrare in un pericolo ancora più grande”.
L’eutanasia è il tema principale del film: “Vorrei esprimere in modo alto e chiaro quello che penso di questo argomento. Il film è a favore della eutanasia. Il personaggio di Tilda decide che liberarsi del cancro è possibile soltanto prendendo questa decisione, e raggiunge questo obiettivo con l’amica. Ma la cosa terribile è che debbano comportarsi come delinquenti per farlo. Dobbiamo invece essere padroni della nostra stessa esistenza. In Spagna abbiamo una legge sull’eutanasia ma dovrebbe esistere in tutto il mondo, tutto questo dovrebbe essere regolamentato e il medico in questo dovrebbe aiutare il paziente. L’opinione del medico dovrebbe essere sufficiente per prendere questa decisione”. Tilda Swinton nel film interpreta una donna malata terminale, ex reporter di guerra, e ha dichiarato che “non mi sono mai confrontata con la morte: so che la morte arriva e la vedo arrivare, sostengo i miei amici quando devono fare questa transizione ma alla fine noi parliamo tanto di vita. Il film è sull’autodeterminazione, su qualcuno che decide di prendere la propria vita e la propria morte nelle proprie mani. Questo film è una celebrazione della vita e dell’autodeterminazione”.
Secondo la coprotagonista Julianne Moore “raramente vediamo una storia su un’amicizia femminile tra donne mature. Il modo in cui ci rappresenta è commovente e profondo, se penso a tutte le donne con cui continuo ad avere rapporti e amicizia. Il fatto che Pedro abbia scelto di elevare questo tipo di rapporto è straordinario ed è stato speciale per me e Tilda”. Un’ultima riflessione della Moore è dedicata a come è venuta in contatto con il cinema di Almodovar: “All’inizio pensavo che i film di Pedro fossero molto spagnoli ma approcciandomi a Pedro mi sono resa conto che lui è sempre lo stesso in tutte le cose che fa, negli oggetti che ha in casa, perchè Pedro è un mondo. Per me i film di Pedro sono pieni di umanità e di vita, e quando ho visto Donne sull’orlo di una crisi di nervi questo mondo mi è sembrato eccezionale”.
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