Durante la pandemia, uno dei cambiamenti principali nel panorama lavorativo è stato l’adozione dello smart working. Questo modello, diverso dal lavoro “on-site” vincolato alla sede aziendale e dal lavoro “remote non smart” che offre flessibilità solo in termini di luogo, si caratterizza per la sua autenticità nel promuovere non solo la lavorazione a distanza, ma anche la valutazione basata sugli obiettivi piuttosto che sulle ore lavorative.
Nel corso del Covid-19, lo smart working è stato implementato per evitare l’interruzione totale delle attività lavorative nel paese. Nel 2019, solo il 4,9% degli occupati praticava lo smart working, ma nel 2020 questa percentuale è salita al 13,7%, per poi stabilizzarsi nel 2021. Attualmente, secondo i dati dell’Inapp, il 14,9% dei lavoratori svolge almeno in parte il proprio lavoro in remoto, sebbene il 40% avrebbe la possibilità di farlo.
Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp, sottolinea che, nonostante le aspettative di un cambiamento paradigmatico nel modo di lavorare durante la pandemia, sembra che il ritorno alla normalità stia limitando le potenzialità dello smart working. La difficoltà nel introdurre innovazioni radicali nell’organizzazione, combinando fasi di lavoro remoto con fasi in presenza, potrebbe essere uno degli ostacoli.
Purtroppo, l’opportunità offerta dallo smart working non è stata completamente sfruttata, a causa di datori di lavoro che preferiscono il controllo in presenza e trovano difficoltà nell’evolvere il modello organizzativo per favorire l’autonomia e la valutazione basata sugli obiettivi. Le organizzazioni, per agevolare il rientro dopo la pandemia, hanno rivisto gli spazi di lavoro per creare ambienti stimolanti che favoriscano la collaborazione, piuttosto che il lavoro individuale.
Gli svantaggi e i vantaggi del lavoro da remoto sono evidenti. Da un lato, c’è il risparmio economico e la riduzione delle emissioni di CO2 grazie alla diminuzione degli spostamenti. Inoltre, gli smart worker riportano un maggiore benessere psicofisico, motivazione ed equilibrio tra vita e lavoro. D’altro canto, ci sono rischi legati all’isolamento e alla diminuzione delle relazioni lavorative e sociali. Alcuni individui, secondo uno studio Eurofound, hanno sperimentato un eccesso di ore lavorate e difficoltà nella gestione delle attività personali e familiari.
Infine, il futuro del lavoro potrebbe trarre vantaggio da un approccio equilibrato, combinando smart working e presenza fisica. Questo bilancio potrebbe essere la chiave per una forza lavoro più adattabile, in grado di affrontare sfide in evoluzione e cogliere opportunità. Tuttavia, è essenziale riconoscere e affrontare le sfide legate al lavoro remoto per garantire che tutti abbiano l’opportunità di svolgerlo in modo efficace. Informarsi sulle normative, garantire una connessione internet affidabile e adottare buone pratiche come la creazione di uno spazio dedicato al lavoro sono passi cruciali per lavorare meglio in smart working.